RECUPERO ECO-PAESAGGISTICO
DI EX CAVE DI CALCARE IN LOC. MONTE S.FRANCESCO
L’area di intervento risulta individuata al foglio catastale n. 2 del Comune di Mentana, dalle particelle n. 65 e 82 ed è identificabile sulla Carta Tecnica Regionale Sezione n. 366090 “Castelchiodato”.
La zona in oggetto ricade all’interno del Comune di Mentana in località Castelchiodato ed è posta sul versante settentrionale del Monte San Francesco, sul limite del bosco di Gattaceca, in un lembo sud - orientale dello stesso.
Il sistema naturale all’interno del quale verrà realizzato l’intervento di recupero eco-paesaggistico è rappresentato dal bosco di Gattaceca.
Questo si inserisce in un contesto ambientale dove l’uso del suolo risulta fortemente antropizzato, definendone i limiti in maniera piuttosto netta:
· sul lato sud-occidentale è circoscritto dall’autostrada Milano-Napoli e dalle opere di urbanizzazione del Comune di Mentana,
· sul lato sud-orientale e orientale confina con area agricole nel quale è presente un tessuto residenziale diffuso,
· sul lato nord-orientale è adiacente a sistemi agricoli con dominanza di colture arboree,
· sul lato nord-occidentale invece è limitrofo a seminativi erbacei in parte pascolati.
Considerando che tale bosco rappresenta il sistema naturale peculiare della Riserva Naturale di Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco, si nota come quest’ultima è posizionata tra due sistemi paesaggistici di rilievo: la valle a sinistra del Tevere e i gruppi montuosi dei Cornicolani e dei Lucretili.
Dal punto di vista fisiografico, il paesaggio dell’area risulta estremamente legato ai fenomeni carsici (doline, grotte, inghiottitoi) dovuti alla presenza di colline di origine calcarea (Mesozoico). In particolare il bosco di Gattaceca si sviluppa su rilievi collinari caratterizzati da pendenze più dolci di quelle dei vicini rilievi e presenta quote non elevate con altitudine massima proprio sul Monte S.Francesco (202 m slm).
Caratteristica del confine settentrionale del complesso boscato è la presenza di zone agricole che portano alla costituzione di margini irregolari e sfrangiati del bosco.
Tra le invaginazioni presenti ricadono anche le due ex-cave di calcare abbandonate oggetto dell’intervento. Tali cave a fossa hanno una profondità massima di circa 18 - 20 metri, superficie pari rispettivamente a 1,5 ha e 1 ha, e cavità di volume pari a circa 300.000 mc.
Le superfici delle cave, prive di suolo pedogenizzato, ospitano una copertura vegetale molto ridotta (<30-40%), rappresentata soprattutto da specie erbacee terofitiche e da masse localizzate di rovo e, sui margini meno ripidi, di ginestre.
Nel complesso le caratteristiche della stazione, quali la natura e l’elevata permeabilità del substrato, la pendenza e la mancanza di suolo evoluto condizionano fortemente la dinamica della vegetazione, che è impossibilitata ad evolversi verso formazioni più complesse ed evolute come quelle limitrofe rappresentate da querceti misti a prevalenza di cerro.
Per la particolare morfologia e per l’ubicazione all’interno del bosco di Gattaceca, i due siti estrattivi:
· sono difficilmente visibili dall’esterno, anche dalla strada provinciale che li separa;
· rappresentano una discontinuità morfologica rilevante rispetto alla situazione orografica limitrofa;
· costituiscono un elemento di degrado ambientale e di forte semplificazione e disturbo ecologico del sistema naturale in cui sono inserite. Infatti il complesso forestale di Gattaceca, rispetto alla vegetazione presente all’intero delle cave, è costituito da un ceduo matricinato a prevalenza di cerro (Quercus cerris) con individui meno diffusi di roverella (Quercus pubescens) e farnetto (Quercus frainetto). Tra le specie minori compaiono soprattutto l’orniello (Fraxinus ornus), il carpino orientale (Carpinus orientalis), il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’acero opalo (Acer opalus), l’acero campestre (Acer campestre), l’olmo (Ulmus minor) e il nocciolo (Corylus avellana). Le specie che caratterizzano maggiormente il sottobosco nello strato arbustivo sono lo storace (Styrax officinalis), il corniolo (Cornus mas), il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), la berretta del prete (Euonimus europaeus), ciavardello (Sorbus torminalis) e il ligustro (Ligustrum vulgare); nello strato erbaceo sono presenti lo smilace (Smilax aspera), il pungitopo (Ruscus aculeatus) e l’edera (Hedera helix).
Descrizione degli interventi oggetto di valutazione
Con il progetto di recupero s'intende creare un assetto geomorfologico, idraulico e vegetazionale finale il più possibile analogo a quello preesistente allo scavo onde ripristinare gli usi e le destinazioni preesistenti.
Il primo intervento necessario individuato è il riempimento delle due enormi cavità (300.000 mc totali) con terra vergine non contaminata proveniente dai lavori edili di scavo e sbancamento che avranno luogo nei territori prossimi alle cave. In realtà si tratta di una vera e propria fase temporale in quanto il risultato finale di tale intervento sarà raggiungibile in circa un decennio prevedendo, presumibilmente, apporti di terra dai cantieri edilizi di almeno 35.000 – 40.000 mc l’anno.
L’operazione di accumulo della terra avverrà fino al totale riempimento delle cavità raccordando le nuove superfici generate con il profilo esistente sui margini della cava in modo da ricreare l’originale assetto topografico. La valutazione del raccordo morfologico previsto in progetto ha tenuto conto delle quote attuali sul limite di cava e della topografia dell’area prima della presenza dell’attività estrattiva, come desunta da vecchie carte I.G.M. in scala 1:25.000.
Preventivamente al riempimento sarà necessaria l’eliminazione dei rifiuti ingombranti scaricati abusivamente nella zona delle cave ed il ripristino delle vie di accesso alle cave, per consentire il passaggio dei mezzi di trasporto che porteranno il materiale da sistemare. Queste vie di accesso, anch’esse ricavate da scavo nella roccia in fase di esercizio delle cave, saranno a loro volta oggetto di riempimento una volta esaurita la loro utilità.
Col completamento della stadio precedente avrà inizio la fase di ripristino della vegetazione mediante rimboschimento con specie locali al fine di ricostituire i caratteri naturalistici del paesaggio circostante.
L’operazione consisterà in un vero e proprio rimboschimento su superficie continua, che andrà ad occupare tutta la superficie rimodellata con terreno di riempimento e non nel più comune rinverdimento di gradoni di roccia com’è tipico di cave su parete verticale, utilizzando consociazioni di specie arboree ed arbustive, secondo lo schema riportato di seguito:
SPECIE |
% |
SPECIE |
% |
alberi: |
|
arbusti: |
|
cerro (Quercus cerris) |
40 |
nocciolo (Corylus avellana) |
12 |
roverella (Quercus pubescens) |
20 |
storace (Styrax officinalis) |
14 |
farnetto (Quercus frainetto) |
8 |
corniolo (Cornus mas) |
18 |
orniello (Fraxinus ornus) |
8 |
biancospino (Crataegus monogyna) |
18 |
carpino nero (Ostrya carpinifolia) |
4 |
sanguinello (Cornus sanguinea) |
18 |
acero campestre (Acer campestre) |
8 |
coronilla (Coronilla emerus) |
12 |
olmo (Ulmus minor) |
8 |
ginestra (Spartium junceum) |
8 |
sorbo domestico (Sorbus domestica) |
4 |
|
|
TOT |
100 |
TOT |
100 |
Nel complesso si prevede una densità all’impianto di 2700 piante ad ettaro di cui circa 1900 alberi/ha e 760 arbusti/ha.
L’aspetto finale del recupero ambientale sarà raggiunto con lo sviluppo del soprassuolo forestale a ceduo in 15-20 anni dall’impianto, con l’esecuzione di interventi atti a favorire questa forma di governo; ciò consentirà di integrare l’intervento in oggetto col paesaggio circostante armonizzando i nuovi popolamenti arborei nel più equilibrato sistema forestale del “Bosco di Gattaceca”.
Vista aerea delle due Cave